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Neve

È da questa mattina che nevica, mi sono svegliata alle cinque e già scendevano i primi tenui fiocchi ed è stato meraviglia. La neve mi è piacevole, come una carezza data all’anima, riaffiora un briciolo di me bambina. Uscita poi dalla doccia calda e ristoratrice la buffera aveva spazzato i tenui fiocchi che scendevano ora irrequieti e danzanti, il mio cuore danzava con loro. Una tazza di the caldo e il silenzio assoluto come compagnia mentre i miei occhi stavano contemplando quel bianco che ricopriva i colori. È sera tardi ormai è la neve mi ha accompagnato tutta la giornata e ancora mi accompagna, silenziosa , soffice. Probabilmente nevicherà tutta la notte, una ninna nanna che scende direttamente dal cielo per me. Osservo il lampione per scorgere il fioccare incessante e mi sento in pace, come se la coltre di neve avesse coperto anche le mie ferite, le paure, i pensieri cupi ed è una sensazione di calore che mi invade, mi pervade. Strana sensazione per chi, come me, ha sempre il ghiaccio dentro, il gelo nell’anima, adesso che il freddo è fuori io mi sento bruciare di emozioni e passioni. E prepotente ho bisogno di condividere questo mio sentire e quale modo migliore se non la scrittura e una pagina vuota che io, come la neve, ricopro, adesso anch’io sono un bioccolo che lascia il suo segno sfuggente.

Spiritualità

Sono atea, non credo ci sia un Dio, credo la coscienza possa da sola sostituire la presenza della fede, riconoscere quello che è bene da quello che è male. Sono, tuttavia, affascinata dalle religioni particolarmente dalle tre grandi religioni monoteiste. Un interesse che coltivo da sempre, aumentato negli anni. Anche perché fede è spiritualità camminano spesso insieme, ma non necessariamente, ho conosciuto persone che asserivano di essere credenti ma erano lontanissimi dalla spiritualità e persone atee o agnostiche essere decisamente persone spirituali. Devo spiegare cosa intendo per spiritualità, per me è l’essere connessi con la vita che è di per sé un esperienza trascendentale, né sono convinta soprattutto da quando ho vissuto l’esperienza del parto, li sta rinchiuso il metafisico, lì viene spiegato il significato e il valore della vita e l’immortalità. Essere connessi con gli altri, perché l’empatia è quella che ti rende, per forza di cose, in rapporto profondo con l’altro anche con chi non si conosce. La spiritualità è essere connessi anche con la parte più intima, più introspettiva di noi. Ho letto la Bibbia cattolica, il Corano ( in più traduzioni, perché andrebbe letto in lingua originale, per avere una verosimiglianza) e dopo aver letto alcuni stralci della Tanack ( Bibbia ebraica) è venuto il momento di leggerla integralmente, quindi su consiglio della sinagoga di Modena l’ho acquistata, una versione con il testo ebraico a fronte, perché l’ebraico come l’arabo sono lingue che hanno una particolare bellezza grafica. È arrivata e tempo permettendo, visto che ho molto da studiare in vista dell’esame di giugno, ho iniziato a leggerla con soddisfazione. Quello che so è che, per ora, i libri sacri che ho letto sono scritti bene e ci trovi delle parti o delle frasi che sono illuminanti anche per chi non è un credente, vere e proprie perle di saggezza e alcuni stralci sembrano poesie o forse così appaiono a me. Quindi credo che sarà un altro arricchimento questa lettura, certo è che le letture sacre non sono certo semplici da affrontare, né da affrontare con superficialità ma il gioco vale la candela, dopotutto ne esco spiritualmente migliore di prima o questo è quello che percepisco. Al di là della spiritualità rimane sempre il fatto che è lo scrollarsi di dosso un altro po’ di ignoranza. Credo che molti che si definiscono credenti di una religione dovrebbero conoscerla invece che definirsi tali per tradizione. Non si dovrebbe essere credenti per ereditarietà ma per scelta e per scegliere bisogna conoscere e confrontare. Me ne torno alla mia lettura…

Viaggio della memoria

Sono rientrata ieri notte da Praga, dopo un viaggio della memoria organizzato da Istoreco e dalla scuola. Dentro sono ancora in subbuglio, Praga è una bella città, ma quello che mi tormenta sono le visite a Terezin e più di tutto a Lidice. Terezin era un campo di lavoro che serviva da smistamento verso i campi di sterminio, celle, docce, patibolo, il luogo delle fucilazioni con ancora visibili i segni dei colpi, e il forno crematorio luogo tetro che a me ha dato i brividi. Sensazioni forti. Quando poi siamo andati a Lidice, paesino raso al suolo dai tedeschi , ho visto un bellissimo prato verde, la natura si è ripresa il suo posto, ha ricoperto l’orrore, l’ecatombe che è avvenuta in quel luogo. Donne, bambini, uomini uccisi, trucidati come rappresaglia per l’uccisione di Heydrich. Una precisa e crudele determinazione di distruggere non solo le persone , ma anche le case, e perché non rimanesse nulla deviato anche un torrente, Lidice doveva scomparire e così è stato. Nel museo che c’è accanto hanno conservato, foto, visi, nomi, spezzoni di vita, come l’ultima foto dei bimbi appena una settimana prima dell’eccidio. Lì mi si è fermato il respiro, tremavo incredula su quale oscuro e potente odio abbia potuto fare questo. Carnefici, vittime, indifferenti erano tutti uomini. Anche i carnefici non erano mostri come ci farebbe comodo credere ma erano ottenebrati da una dottrina malata che disumanizzava l’altro, il nemico perché così era più semplice ogni azione più abbietta, la banalità del male di Hannah Arendt pervadeva ogni loro azione e spegneva le loro coscienze. Ho tanti dubbi ora, mi chiedo se in quell’epoca così oscura per l’umanità sarei stata carnefice, vittima o forse indifferente per quieto vivere. Perché penso proprio che se tutto è potuto accadere è perché le persone hanno in maggioranza taciuto e senza pensarlo, forze aiutato quella che tutti ormai conosciamo come soluzione finale. Non torno con certezze ma tanti interrogativi a cui non sarà facile dare una risposta , sempre se c’è, ma con un unica certezza che io adesso ho onore e l’onere di diventare testimone di quel che è accaduto con la speranza che la memoria basti a fermare i nuovi volti ma dalle antiche nostalgie che si presenteranno in futuro. Io da oggi non sarò indifferente.

Invecchiare

Tra pochi giorni compio 49 anni e sono vecchia, nessuna remora a usare questo termine, come nessun problema ad accettare gli anni che passano. Con i pro e i contro. Ogni giorno mi sveglio con un dolore in qualche parte del corpo che neanche sapevo di avere, ma dall’altra parte ho acquisito una pazienza che quando ero giovane non avevo, per esempio. Riesco a prendermi cura degli altri con una dedizione diversa perché sono diventata consapevole che il tempo passa inesorabile e che ogni momento vissuto adesso diventerà un ricordo piacevole o meno ma comunque un ricordo, ovvero qualcosa che sarà parte di me finché vivrò. Sono diventata più riflessiva e saggia e le situazioni che affronto le affronto con più assennatezza, amo in modo differente non è più la bellezza del mare in tempesta adesso assomiglia più a una magnifica e inamovibile montagna. Pazienza se il corpo non è più quello di una ventenne e si è trasformato, adesso assomiglio più a un sacco di patate, con i suoi rigonfiamenti e la pelle che assomiglia più a un sacco di iuta che non al velluto è poi i capelli bianchi che mi ricordano che gli anni sono passati, le smagliature dovute alle gravidanze e all’allattamento e le rughe che amo perché sono i solchi dei sorrisi, delle lacrime e di ogni istante che ho vissuto, fanno parte di me, mi rappresentano. Essere nonna è un onore così come lo è stato essere madre. Quindi chiamatemi pure mamma e nonna.
Le tinte, le creme il fitness possono aiutare a sembrare più giovane ma io non ho interesse a sembrare più giovane e sono orgogliosa dei miei anni passati perché mi hanno permesso di essere quella che sono. Per concludere sono invecchiata e ne sono contenta.

Giorno di primavera

Sentire finalmente il cuore leggero come una bianca nuvola sospinta da una leggera e calda brezza. Sentire la morsa di ghiaccio che inizia a sciogliersi e i pensieri fluire fuori da me ed io mi sento, per un attimo, volare. Sorvolare su pensieri negativi e preoccupazioni, come un dolce vento li allontanasse da me ed io respiro. La musica che in sottofondo mi culla, mi trasporta in un mondo dove tutto mi sembra possibile o almeno probabile. In questo momento vorrei un abbraccio, di quelli che ti tolgono il fiato che ti sussurrano tramite il fremito della pelle ” io sono qui e non ti lascio andare”. Perché oggi io non voglio andare, voglio restare ,voglio vivere. Si, oggi,io voglio vivere!

Iscrizione a scuola

Ormai sono cinque mesi che sono fuori dalla clinica, faccio solamente 2 rientri al mattino e ovviamente gli incontri ,ogni due settimane, con la psichiatra. Anche se non sto bene,nelle ultime settimane, tengo botta o almeno cerco di farcela. Ho molto spesso attacchi d’ansia e qualche volta attacchi di panico, stavolta non aspetto, ai primi sintomi prendo la terapia al bisogno, terapia tutt’altro che leggera ma ne ho bisogno come l’aria. Nel mezzo di tutto questo ho deciso di fare una follia: mi sono iscritta alla quinta della scuola serale per l’ acquisizione del diploma di Stato come cuoca. Ho già la qualifica come aiuto cuoca ma voglio il diploma ,non per lavoro, perché per me ormai i ritmi delle cucine sono insostenibili, ma per togliermi di dosso un po’ di ignoranza e poi ho sempre desiderato prenderlo come soddisfazione personale. Non so se ci riuscirò ,dopo anni e anni riprendere gli studi non sarà facile, molte cose le ho dimenticate e di certo la mia mente non è più allenata ma è una sfida che ho imposto a me stessa, spero di farcela, sarebbe un enorme soddisfazione. Quello che devo fare è cercare di non avere ricadute che richiedano un ricovero, l’ ultimo è stato lungo più di quattro mesi e per via del covid tutte le visite erano sospese, quindi l’ unico mezzo per sentire i miei figli e mio marito era il telefono, cosa difficile da sopportare vista già la mia situazione instabile. Quello che conta è che io riesca a prendere il mio agognato diploma quindi spero di mantenere una certa stabilità.

Tutto brucia

Il mondo è in fiamme. Bruciano boschi e bruciano le persone dal terrore imposto dai talebani e dal fondato Emirato Islamico, che di islamico non ha nulla. Ma odora di polvere bianca e orrore. Anch’io brucio. Sento prepotentemente la necessità di bruciarmi per calmare i miei tormenti che divampano dentro me e divorano la mente. Non riesco a dare un freno ai pensieri che vorticano senza tregua, sono esausta, sono al limite. Non so per quanto tempo resisterò al frenetico impulso di farmi del male, perché so che dopo, per il tempo del dolore fisico quello interiore si affievolisce ed io posso tornare a respirare. Ora dopo tanto sono riuscita a sbloccarmi e a scrivere due righe, quindi in questo momento nessuna bruciatura o taglio. Ho il terrore al pensiero di non farcela.

Empatia vattene via

L’empatia non è uno stato d’animo negativo, e quello che ci porta a sentirci più umani,almeno per me è così. Eppure in me è così forte questa predisposizione d’anima che diventa per me un vero tormento, sento il dolore del mondo sulle mie fragili spalle e la tremenda consapevolezza di non riuscire ad alleviarne nessuna. Ed ecco che l’ empatia si trasforma in una condanna, impossibile liberarmi dal dolore che ne scaturisce e da questo aumenta in modo esponenziale l’ istinto all’autolesionismo. A volte così forte che non riesco a controllarmi e mi faccio del male, perché per un attimo il dolore fisico mi distrae dai pensieri, dal dolore che provo dentro. Prima erano le lamette, quando incidevo la pelle e vedevo il sangue uscire mi calmato, ora non mi basta più. Negli ultimi tempi sono passata alle ustioni ( anche di secondo grado) alcune così profonde che sono dovuta ricorrere agli antibiotici per l’ infezioni e le cure ambulatoriali in ospedale due volte a settimana, più le medicazioni fai da te . Eppure mentre me le faccio non esce una lacrima ne un grido tanto è profondo il dolore che ho dentro, quel dolore che insieme al vuoto che mi porto dentro ho paura mi trascinano di nuovo verso il fondo. Ovvero dove diventa unico pensiero il farla finita, perché solo così smetterò di soffrire. E per me in passato non è stato solo un pensiero ma un agito,eppure mi son salvata. Sento però il mio dolore e quello del mondo, l’empatia per me è una condanna, come vorrei che se ne andasse. O forse no, perché in fondo non ho rispetto per il cinismo e poca tolleranza per i cinici. Preferisco soffrire che essere apatica davanti al dolore di altri. Empatia mia dannata compagnia.

Riflessi

Cielo nuvoloso oggi e brezza leggera e umida, prati verdi ,terra impregnata d’acqua, nubi cariche di pioggia roteano e si accavallano in uno strano balletto. Nel mezzo di questo turbinio si apre, ogni tanto, un pertugio di sole timido e pallido come la mia voglia di vivere, subito inghiottito dal cielo uggioso, sento i brividi e non capisco se è il freddo portato dal tempo o più probabilmente dal freddo che mi porto dentro. Ho paura, ci sono persone che amo nella mia vita e a questo amore mi aggrappo con tutta la forza che ho, ma spesso vacilla e la forza diventa disperazione. Non basta l’ amore per gli altri per vivere, sono solo pertugi che facilmente qualche nube può coprire. Scivolo nuovamente nel baratro della mia anima uggiosa come il tempo. Vorrei che il sole fosse così potente da squarciare il cielo tetro e bigio, squartasse il mio petto e vorrei provare anche solo per un attimo l’ebrezza di amarmi. Possibile non riuscire ad amarsi a differenza di altri vedere la morte come compagna non temuta,perché quando arriverà lei io non sarò, finalmente il nulla che mi sento da sempre. Oggi mi rispecchio in questo cielo e mi tengo legata ai piccoli e tenui raggi che raramente si fanno largo. Mi accorgo che anche questo giorno è passato e domani ne verrà un altro. Vorrei innamorarmi di me. Chissà…

Stigma

Alle soglie del anno 2021 mi aspettavo che certi pregiudizi e la mancanza di informazioni sulle malattie mentali fossero ormai definitivamente scomparsi ,invece devo amaramente ricredermi. Frasi sul ” volere e potere” davanti ad un malato fanno ridere,anche se in realtà c’è da piangere, come se uno si fosse scelto la patologia di cui soffrire, cosa che fortunatamente non succede in altre patologie. Nessuno sceglie di ammalarsi e di quale malattia, giustamente nessuno si permettere di dire a uno con la gamba fratturata che volere è potere accusando quasi che sia la sua volontà non guarire. Poi ci sono i “geni” per cui i malati psichiatrici sono tutti o matti o depressi , il che denota un ignoranza abissale,schizofrenici,psicotici,depressi, disturbo bipolare,sindrome borderline, ecc. Sono diversi e ognuno necessità della sua terapia è del suo percorso di cura che per alcune patologie durano una vita. Sono stanca di sentire colpevolizzare i malati prima di parlare di ciò che non si conosce è bene accendere il cervello prima di dare fiato alla bocca. Anche perche feriscono solo chi è già fragile e malato, ribadisco nessuno ha il diritto di procurare dolore a chi, purtroppo già soffre.